giovedì 31 dicembre 2009

Vorrei Ma Non Posso


L'esperimento dei tre topi mi è sempre sembrato uno specchio del nostro essere. Prendi tre topi in tre gabbiette diverse all'interno delle quali poni degli ostacoli che il topo deve superare per poter raggiungere il suo pezzetto di formaggio. Al primo dopo un pò viene tolta la ricompensa alla fine del percorso, il topo dopo alcuni tentativi smetterà di impegnarsi nella ricerca del formaggio. All'altro verrà garantita ogni volta una bella razione, il topo alla fine si stancherà e farà provviggione senza più intraprendere il percorso. Infine al terzo dopo verrà garantita la ricompensa una volta si e una volta no, questo topo svilupperà il desiderio dell'attesa, del proibito, affronterà sempre il percorso per verificare se alla fine di questo riuscirà ad ottenere il formaggio desiderato. Queste dimostrazioni mi fanno pensare spesso che non vi sia una diversità poi così abbissale tra l'uomo e gli animali! A volte ritengo sia estremamente vero che una vena di proibizionismo renda più appetibile quello che vorremmo ma non possiamo avere con semplicità. Sarà masochismo o solo la normale conseguenza di un meccanismo legato al desiderio? Non saprei, ma è sicuramente un concetto applicabile a numerose situazioni, dalle più elementari a quelle più vicine ai sentimenti: appena decidi di intraprendere una dieta o comunque un regime alimentare più regolare, qualsiasi alimento che prima nemmeno ti sognavi di assaggiare diventa delizioso e meravigliosamente adatto a quello spuntino che hai iniziato a negarti! Zuppe di verdure, minestroni, mele cotte e crude, un pacchetto di crackers, diventano piatti prelibati di fronte alla restrizione. Quando sei sotto esame o devi preparare un lavoro che ti pesa qualsiasi trasmissione in televisione che prima non avevi notato neanche scritta sul televideo ti sembra interessante, divertente e di intrattenimento. Nei sentimenti poi, la persona meno raggiungibile o già impegnata ha sempre quel qualcosa in più rispetto a ciò che potremmo avere con più facilità. Non voglio assolutamente affermare che sia questo l'unico metro per cui si sceglie ciò che vogliamo, ma ritengo che molte volte sia inevitabile affermare che il proibizionismo stimola il nostro desiderio. Sarà forse secondo questa logica che essendo cresciuta in un luogo dalla mentalità a dir poco ristretta in cui se non appari non sei, in cui le amicizie non sono qualcosa di profondo che nasce da sè ma qualcosa che si deve avere, meglio se con dimostrazioni plateali, in cui la filosofia del capodanno/ferragosto/pasquetta/carnevale e tutte le altre feste che odio vige per tutti i giorni dell'anno, ovvero il "ci si deve divertire e uscire", e tutto quello che non rientra in certi canoni non è da considerarsi divertimento, soprattutto per una persona giovane, sarà penso per questo che io questa esigenza non ce l'ho e non faccio che contare i giorni, da sempre, del momento in cui riuscirò a crearmi una vita lontano da qua! Questa cosa è la mia mancanza d'aria e la mia luce fuori dal tunnel allo stesso tempo. A volte penso che se tante cose mi fossero state negate forse adesso le desidererei di più, ma ritengo che così come il proibire abbia un'influenza su ciò che vogliamo, anche il rendere obbligo quello che dovrebbe essere spontaneo e naturale e soprattutto diverso da persona a persona condiziona molto e storce la percezione delle cose normali e naturali, o che almeno dovrebbero essere così nel loro corso. Si pensa a volte che le aspettative che possono abbattere una persona riguardino necessariamente cose pesanti, ma non ci si rende conto di come le ferite quotidiane e impercettibili siano le più difficili da cicratizzare e da rimarginare del tutto.

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